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Slow Marketing: siamo ancora in tempo?

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Le nostre vite sono sempre di corsa, ma stiamo correndo nella direzione giusta? Sembra che il tempo ci sfugga ogni istante, come se non riuscissimo ad afferrarlo e, così, viviamo in un costante e caotico affanno, ma alcune nuove riflessioni strategiche ci vengono in aiuto.

 

Stiamo vivendo un’epoca in cui il concetto di rapidità si interfaccia con la maggior parte delle nostre azioni quotidiane; un’epoca in cui prontezza, efficienza ed immediatezza sono gli ingredienti principali di una ricetta che possiamo definire “Fast Life”. Tanto nella vita professionale quanto nella vita affettiva.
Allo stesso tempo, però, stiamo riscoprendo la positività dei ritmi più lenti, quelli in cui si privilegia la qualità alla quantità, la riflessione alla reazione e la consapevolezza alla competizione. Anche nel marketing.

Ecco perché è nato e si sta sviluppando il concetto di slow marketing.
Non è una simpatica provocazione, ma una riflessione seria: ogni cosa di valore costa tempo, energia e passione. La necessità di rinnovare la disciplina del marketing nella sua essenza è stata discussa ampiamente. Rallentare può servire a favorire la costruzione di relazioni più durature, più solide e più credibili che si oppongono ad un sistema che sollecita un consumismo sfrenato, soprattutto nei rapporti umani.

 

 

Anche il mondo del cibo si ribellò molti anni fa allo strapotere dei fast food, promuovendo una cultura ed una conoscenza dei prodotti con i quali ci nutriamo e della filiera che porta il cibo sulle nostre tavole.

Nell’incessante corsa ad accaparrarsi una fetta di mercato, i nuovi marketer vanno alla ricerca di un nuovo senso della creatività e dell’intelligenza.
I consumatori reagiscono sempre meno positivamente a messaggi aggressivi e massificati, anzi consapevoli degli strumenti di profilazione in uso tra le grandi aziende, chiedono una comunicazione diversificata e specifica, costruita ad hoc sulle proprie misure.
Le nuove Società non possono e non vogliono più attenersi ad un modello di business secondo il quale “una taglia unica va bene per tutti”, perché il rischio più probabile è di perdere credibilità e affidabilità.

Bisogna creare valore percepito e costruire una relazione di fiducia. Diversamente è necessario evitare di infondere timore generale e disagio diffuso perché la paura non può costituire il fondamento di alcuna relazione. Al contrario, occorrono sicurezza e benessere psicologico.
Costruire un rapporto solido e fidelizzare un consumatore richiede costanza e perseveranza, abbinate ad un approccio mentale di reciproca stima, fiducia e serenità. Solo così si può accedere ad un successo stabile nel tempo.
Ogni interlocutore merita un trattamento riservato e personalizzato, basato sulla lealtà. È fondamentale affinché il cliente percepisca questi obiettivi e si senta soddisfatto di aver fatto il giusto investimento, di aver acquistato bene. La relazione sarà, inevitabilmente, graduale e le aspettative saranno in linea con i tempi di reazione del cliente.
Secondo questo modello si evidenziano gli aspetti chiave del processo: chi, come, cosa, a chi si rivolge e per quale motivo.

Un marketing più pacato e consapevole potrebbe dare ottimi frutti, perché di veramente buono ed espresso esiste solo il caffè.

 

 

 

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